Due anni di Africa Twin

Due anni fa ebbe inizio la “relazione” con la Honda CRF1000L Africa Twin con cui ad oggi abbiamo percorso oltre 30’000 km.

Da allora abbiamo installato alcuni accessori ed effettuato diverse modifiche, principalmente orientate ai viaggi sulla lunga distanza e alla protezione della moto nell’uso in fuoristrada, pensando in particolare ai viaggi in zone remote dove anche una banale rottura può complicare la vita, come ad esempio il nostro viaggio a Dakar.

Il giudizio globale sulla moto non è che confermato: un grande mezzo a 360° con accentuata attitudine per l’offroad, adatta anche a lunghi viaggi seppure non con i ritmi che permettono le grosse 1200 con sospensioni più stradali, selle più comode (per pilota e passeggero) e motori più corposi.

Intendiamoci: nulla è impossibile (vedi il nostro viaggio stradale in Galles), occorre solamente spezzare il tragitto in tappe meno impegnative a livello chilometrico e di ore passate in sella.

C’è da dire che su viaggi molto orientati all’offroad si baratta volentieri quanto sopra con una ciclistica tra le migliori (di serie) sul mercato, così come su un utilizzo overland e senza passeggero.

Per quanto riguarda la manutenzione in linea di massima confermiamo quanto scritto in occasione del secondo tagliando (link): non ci sono state sorprese ed i costi di gestione fino ad oggi sono stati davvero limitati, unico componente che ha avuto un’usura forse un poco prematura è stata la trasmissione finale che superati i 30’000 km ha dato evidenti segni di cedimento, con maglie bloccate, gioco laterale, ovalizzazione ed allungamento in generale.

A parziale discolpa dobbiamo anche ammettere che due viaggi invernali in Norvegia, per un totale di circa 9’000 km su strade abbondantemente salate ed una permanenza di oltre 60 giorni in container dopo aver affrontato le spiagge della Mauritania di certo hanno contribuito al degrado dei materiali della trasmissione finale, che presto sarà sostituita con un kit DID +2 denti.

La scelta di accorciare leggermente la rapportatura è in particolare volta ad avere una prima marcia più corta utile nei passaggi offroad più impegnativi, ed in particolare nelle discese più ripide per evitare di venire “spinti” dal motore anziché frenati.

L’unico reale inconveniente registrato è stata la rottura del telaietto anteriore nella zona di supporto del parabrezza, anche qui riteniamo che le condizioni estreme dovute al fondo impegnativo (tòle ondulè per decine di km) ed il peso del navigatore Garmin, non certo una piuma, abbiano fatto la loro parte. Oltre alla riparazione con rinforzo descritta nell’articolo dedicato abbiamo poi aggiunto un secondo telaietto di rinforzo artigianale che passa ai lati della strumentazione, su cui abbiamo anche ancorato il display del TPMS e i comandi delle manopole riscaldate Oxford

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda la risposta del motore nella guida su strada eravamo già ampiamente soddisfatti del miglioramento ottenuto con il montaggio della sonda “smart IAT” nella cassa filtro.

Sulla resa degli accessori montati confermiamo al 100% quanto scritto in questo articolo (link): da allora il giudizio non è variato di una virgola e si sono dimostrati affidabili anche nei viaggi più impegnativi.

L’uscita della versione Adventure Sport ci ha stuzzicato non poco, ma per ora abbiamo messo in programma un upgrade delle sospensioni (il mono originale tende ad avere molto negativo anche precaricato al massimo) e non un cambio di modello.

Stay tuned!