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chiodi per gomme Bestgrip

Bestgrip è un’azienda di taglio poco più che artigianale che è riuscita a diventare una realtà di successo a livello globale grazie all’industrializzazione e al perfezionamento di un prodotto all’apparenza semplice come il chiodo per pneumatici.

Sicuramente questo oggetto, sconosciuto ai più, è un prodotto di nicchia e non sono molti i produttori a livello mondiale che hanno sviluppato tecnologicamente soluzioni: per questo l’idea e poi il brevetto dei fratelli Maffeis in pochi anni ha portato i loro chiodi sulle strade dei paesi più freddi di tutto il mondo.

Abbiamo avuto la fortuna di visitare lo stabilimento con Luca Maffeis, che oltre a guidarci nella scelta dei chiodi più adatti per il nostro prossimo viaggio in sella alla Honda CRF Africa Twin ci ha anche mostrato il processo produttivo dal materiale grezzo al chiodo finito.

 

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Il chiodo Bestgrip è disponibile in diverse misure per adattarsi praticamente ad ogni tipo di pneumatico e a ogni tipo di esigenza, più alto è il tassello del pneumatico più gomma si ha a disposizione per l’ancoraggio del chiodo (che, a discapito del nome, si applica per avvitamento) e maggiore è la disponibilità di scelta tra i prodotti anche estremi della gamma. Anche la porzione “emersa” del chiodo è infatti variabile nei vari modelli, tutti però accomunati dalla presenza di una parte in tungsteno che garantisce usura praticamente nulla.

La nostra esigenza era quella di poter percorrere in sicurezza le strade norvegesi in inverno ed abbiamo quindi scelto una chiodatura più versatile che estrema differenziando l’anteriore dove la tassellatura della Heidenau K60 è meno alta e consente di montare un chiodo 1100 dal posteriore dove si può installare un 1300 più sporgente ed in grado di garantire anche una discreta trazione alla ruota motrice.

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Anche il numero di chiodi installati fa molta differenza: se infatti 50-60 unità per pneumatico sono sufficienti a garantire la sicurezza minima in condizioni impreviste di strada non pulita dalla neve ma forzano ad un passo decisamente ridotto, per poter guidare in sicurezza sulle strade ghiacciate dei paesi nordici Luca ce ne raccomanda almeno il doppio. La chiodatura non compromette l’aderenza su asfalto non innevato, ne ciò comporta una usura precoce, ma occorre mettere in conto la rumorosità e soprattutto l’eventualità di infrangere il codice della strada nei paesi in cui è espressamente vietato l’utilizzo di questa particolare dotazione invernale.

 

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abbiamo provato la chiodatura nel recente viaggio in Norvegia: 128 chiodi al posteriore e 132 all’anteriore.

 

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il primo feeling su asfalto è di equilibrio un poco precario, in particolare all’anteriore ed a bassa velocità. Fatta l’abitudine a questa sensazione e usando con un poco di cautela in più si può guidare in modo normale, salvo considerare che gli spazi di arresto si allungano un poco e ricordare di evitare le brusche accelerazioni.

Abbiamo poi incontrato una strada innevata, dove ci si accorge subito che i chiodi aiutano non poco i tasselli a fare grip, e si può guidare in maniera disinvolta seppure sempre molto “soft” attenuando accelerazioni e frenate ed usando il freno motore

 

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La situazione più unteressante la abbiamo vissuta sul ghiaccio vivo, dove sarebbe impensabile poter stare in piedi senza l’ausilio della chiodatura.

Si riesce a procedere ad andature discrete (30-40 km/h) ed a fermarsi in sicurezza, ricordando che l’ABS non ha tempi di reazione sufficienti in queste circostanze ed il minimo bloccaggio anche per una frazione di secondo avrebbe come conseguenza una caduta.

Diverse volte siamo ripartiti da fermi senza che nemmeno intervenisse il traction control, sempre lasciato per sicurezza al livello più cautelativo.

 

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Esistono comunque prodotti più tecnici dedicati espressamente alla sola guida su ghiaccio e neve che però non sono ovviamente compatibili con la guida su strada.