Motopensieri di un frontaliere romantico

Siamo sinceri, svegliarsi alle 6 del mattino rompe le palle a chiunque.. e io non sono da meno.

Ma quando uscito dall’ufficio dopo 12 ore trovi ad aspettarti la tua moto, 20 gradi e un po’ di sole anziché infilarti come un somaro in un’ autostrada congestionata dal traffico punti a quella piccola dogana vicino al lago. Lasciata alle spalle la galleria costruita per quelli che hanno fretta segui i cartelli “lungo lago”: due curve fatte bene, l’aria tiepida in faccia e il sorriso ebete è subito li che salta fuori.

Ma -perché c’è sempre un “ma”- ad un certo punto arriva uno di quelli che hanno fretta (chissà poi perché non ha preso la galleria) su uno di quegli scaldabagni neri opachi che con il suo scarico mononota ti risveglia da quella pace dei sensi in cui eri piombato.

La cosa più logica sarebbe innervosirsi, ma stasera no: il lago è sempre li e l’aria è sempre tiepida in faccia e allora cosa succede? Ti torna in mente il Beppino, quello che Carlo raccontava nella sua poesia e to lo immagino alla guida del siluro opaco mentre lo vedi che di fretta si allontana. Ripensi a quelle parole scritte in bianco su sfondo nero e con il sorriso da ebete, ancora li dov’era, lo guardi e pensi “poveraccio” continuando a farti cullare da questa tiepida serata di primavera.

(immagine tratta da www.fedrotriple.it)

 

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